Ancora TV
di Nicola Belcari - mercoledì 10 febbraio 2021 ore 15:12
Quando accendi il televisore non complicarti quell’attimo di spensieratezza con la scelta dell’emittente. Le trasmissioni vanno a reti unificate al punto che pubblicità corrisponde a pubblicità, gioco a gioco, talk show a talk show, così che cambiare canale è un’illusione o un beneficio effimero. Molta tv può apparire vacua, possiamo concederlo, ma non sottovalutiamo, per la solita supponenza, le scelte del pubblico che hanno le loro ragioni.
Allora anche le interviste degli allenatori (detti mister) e soprattutto dei calciatori, che non saranno perle di saggezza e di logica, illuminanti per profondità di analisi e di concetti, sono da "rivalutare" come fuga da tanta finta e inconsistente tv. Tante notizie "indispensabili" hanno stuccato. Déja vu: padrone di casa ammirabili per come hanno messo a frutto le loro qualità, politicanti che hanno girato tutti i partiti che litigano con foga per la platea, ladri matricolati in guanti bianchi che rivelano una sensibilità delicata, ecc.
Tutti costoro hanno un’anima, e illustrano che per una persona dotata di qualche risorsa i modi di vendersi non finiscono mai, che la retorica è senza confine, che i fini giustificano i mezzi, ecc. ecc. La tv rischia di avere un contenuto predominante: la "pubblicità" nascosta (non tanto quella commerciale che paradossalmente presenta una cura estetica). Essa infatti va oltre l'essere un inciso marginale all'interno dei vari programmi, tg compresi, come se questi fossero la "parentesi" di un’immensa e ininterrotta trasmissione di propaganda indiretta e "politica" che risulta pervasiva.
Presentatori, conduttori, giornalisti inseguono visibilità personale, promozione di se stessi come personaggi, per mantenere la guida di un programma o riceverne uno con contratti milionari. La tv, nel suo insieme, appare come una colossale soap opera che reclamizza persone, prodotti, ma soprattutto idee, valori, modi di vivere, spesso discutibili.
Quale tv dovrebbe essere diversa? Quella del Servizio Pubblico? dichiarato così senza ironia, senza pudore, senza ritegno. Ma ciò che “non era Rai”, qualche decennio fa, dopo lo è diventato. Abbiamo preso a prestito il titolo del programma che aveva messo su un harem di Lolite, lo spettacolo che per antonomasia esemplifica uno dei valori autentici, ma pressoché unico, proposto dalla tv: la bellezza del corpo di donna. Un programma, nel nocciolo tematico, proseguito poi da altri con nomi diversi e donne maggiorenni. Sappiamo tutti che cosa tira di più di un carro di buoi.
D’altronde la ditta ci mette sull’avviso con lo slogan “di tutto di più”: un’oscura minaccia. Curioso come imperando il politicamente corretto, infatti è sbagliato e riprovevole esprimere la propria opinione se presta il fianco a posizioni inaccettabili, se può essere mal interpretata o utilizzata (come se i telespettatori e la popolazione tutta fossero bambinoni in stato di minorità), nel medesimo tempo si scelgano o si lascino imperversare programmi diseducativi, non necessari, con alcuni che potrebbero con semplici modifiche divenire accettabili e contribuire a quel che di buono la tv pure trasmette e rappresenta.
Un gioco a premi consiste nel riconoscere la parentela tra due persone presenti nello studio tv. Se il concorrente attribuisce il parente alla persona giusta, vuoi per una somiglianza rintracciata, vuoi per caso, vuoi per sbaglio, può vincere fino a 250.000 euro (sic!). L’idea ha origine, secondo una controversa diceria, nella consuetudine in RAI di sfidarsi nell’indovinare a chi attribuire l’arrivo di un nuovo dipendente. Gli altri cercavano, cioè, di capire da chi fosse stato raccomandato e scommettevano su quello o quell’altro sulla base di somiglianze vere o presunte. Noi pensiamo che questa sia una notizia falsa e calunniosa e l’abbiamo riportata per come c’è stata riferita: infatti è molto più probabile che tutti sapessero sùbito di chi fosse figlio, parente o amante il nuovo arrivato.
In un altro game show il vincitore osannato e festeggiato da affascinanti donne brindanti simboleggia ciò che il denaro permette: donne e champagne (qualsiasi altra bevanda non muta il messaggio). La beffa finale. Con diabolica perversione i governanti hanno escogitato e mantenuto sadicamente una tassa odiosa chiamata canone tv, dovuta per il possesso di un apparecchio ma con la quale, in gran parte, il cittadino finanzia ciò che detesta e considera deleterio: una crudeltà raffinata.
Nicola Belcari