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Attualità venerdì 21 marzo 2025 ore 13:52

Api in competizione, ci rimettono quelle selvatiche

Tante api per poco nettare: la ricerca condotta sull'isola studia la concorrenza tra le api mellifere allevate e altre specie di api selvatiche



GIANNUTRI — La competizione tra api da miele e api selvatiche è al centro di una ricerca condotta dalle università di Firenze e di Pisa e realizzata negli ultimi quattro anni sull’isola di Giannutri.

“Si tratta del primo studio che è riuscito a evidenziare come la concorrenza tra ape mellifera e altre specie di api si possa risolvere in favore delle prime, specialmente in aree ristrette senza le risorse floreali sufficienti per tutte le specie selvatiche e gestite” spiega il docente di Zoologia Leonardo Dapporto, referente scientifico Unifi della ricerca.

“Nel nostro studio – illustra Dapporto – abbiamo utilizzato l’intera isola di Giannutri, dove l’ape mellifera non è presente allo stato selvatico, come un laboratorio a cielo aperto per valutare un possibile effetto negativo di una grande densità di api da miele gestite dagli apicoltori sulle api selvatiche, che costituiscono parte fondamentale degli impollinatori naturali dell’isola”.

“Abbiamo temporaneamente impedito alle api da miele di raccogliere risorse nell’isola per alcune ore in alcuni giorni – prosegue Lorenzo Pasquali, primo autore e dottorando Unifi – chiudendo le uscite delle arnie in accordo con gli apicoltori. Tale assenza ha prodotto un rapido aumento delle risorse disponibili agli apoidei selvatici, ossia polline e nettare, inducendo gli insetti a modificare il loro comportamento in modo da assumere più risorse in un tempo più breve. Nello specifico, polline e nettare sui fiori sono aumentati rispettivamente del 50% e del 30%. Senza competizione, le api selvatiche sono diventate più attive nel cercare il cibo, hanno trascorso più tempo sui fiori a succhiare il nettare e hanno impiegato meno tempo a prendere il polline”.

“L’effetto delle api da miele così misurato – afferma Dapporto – potrebbe verosimilmente essere la causa del forte declino degli impollinatori selvatici da noi osservato negli ultimi 4 anni. Parliamo di un calo dell’80%, quasi un’estinzione”.

"In base a questi dati - i legge in una nota delll'ateneo fiorentino- il Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano ha deciso di non confermare le autorizzazioni per condurre l’apicoltura sull’isola di Giannutri". I ricercatori dei due atenei sono già tornati sull’isola per osservare se, nel lungo periodo, l’assenza di api da miele gestite si tradurrà in un incremento delle altre specie di apoidei impollinatori.

“Questo non significa però che l’apicoltura debba essere bandita ovunque per conservare la biodiversità – conclude Elisa Monterastelli, autrice del lavoro e divulgatrice esperta di api selvatiche –. Al contrario, ci piace sottolineare che gli apicoltori sono rimasti gli ultimi ‘custodi’ dell’ape da miele, in quanto negli ultimi decenni questa specie è praticamente sparita allo stato selvatico. Il contesto dell’isola di Giannutri è molto particolare, qui l’ape da miele probabilmente non può sopravvivere allo stato selvatico e gli effetti drastici della sua presenza trovati su quest’isola non si verificano con tutta probabilità negli ambienti di terraferma”.

Lo studio condotto a Giannutri, pubblicato sulla rivista Current Biology, è stato realizzato con fondi provenienti dal Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica, dal Programma Operativo Nazionale (PON) del Ministero della Ricerca e dal National Biodiversity Future Center (centro nazionale finanziato dall’Unione Europea nell’ambito del programma #NextGenerationEU) (Pnrr).


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