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mercoledì 04 dicembre 2024

PAGINE ALLEGRE — il Blog di Gianni Micheli

Gianni Micheli

Diplomato in clarinetto e laureato in Lettere, da sempre insegue molteplici passioni, dalla scena alla scuola, dalla scrivania alla carta stampata, coniugando il piacere della scrittura con le emozioni del confronto con il pubblico, nei panni di attore, musicista, ricercatore, drammaturgo e regista. Dal 2009 è iscritto all’Ordine dei Giornalisti della Toscana riversando nella scrittura del quotidiano le trame di un desiderio di comunicazione in cerca dell’umanità dell’oggi, ispirata dalle doti dell’intelligenza, della sensibilità e della ricerca della felicità immateriale.

​Il violino inatteso

di Gianni Micheli - giovedì 28 dicembre 2023 ore 08:00

Cronaca dell’esploratore Alessandro Tsara.

Nel paese di Lokanga si usava un solo strumento musicale. Narrano le storie che da principio avesse una sola corda perché dall’uno deriva il tutto e senza l’uno chi può dirsi presente? Poi, merito della noia suscitata da quelle primitive melodie, le corde diventarono due affinché l’uno potesse raccontarsi a suo fratello e viceversa. O sorella: le corde, per i lokangesi, non hanno genere. Fu il compositore Tady Telo a inserire la terza corda: amava i romanzi e spiegò bene che senza un terzo non nascono contraddizioni e la musica ama le contraddizioni. Pochi secoli dopo Tady Fahefatra, virtuoso di quell’unico strumento musicale, aggiunse la quarta e ultima corda perché se la musica ama le contraddizioni lui preferiva la conciliazione.

Quell’unico strumento, che ha nome tiakonylokanga, giunse così alla perfezione.

Quando visitai il paese di Lokanga fui molto colpito dal tiakonylokanga. Di più: rimasi sbalordito! Gli artigiani di quel popolo, così lontano dall’Occidente, avevano costruito intorno all’idea di quelle quattro corde un violino, né più né meno, pur senza saperlo. Un violino per forma, materiale, dimensione e colore.

I lokangesi, notando la mia sorpresa, furono gentili nel farmi dono di un tiakonylokanga ed è questa la ragione per cui un unico, straordinario, esemplare riposa nel prestigioso luogo che in Italia conserva la storia e la memoria del violino, dei suoi artigiani e dei suoi interpreti: il Museo del Violino di Cremona.

Per volere di quel popolo antico, che non ama i turisti né la popolarità, quello strumento non ha iscrizioni e si mostra, nascosto anche se in vista, tra gli innumerevoli suoi fratelli presenti nel museo. Ed io, ogni volta che vado, non posso che meravigliarmi del ponte creato da quattro corde tra popoli così lontani.

Se il tiakonylokanga è un’invenzione del sottoscritto, non lo è di certo il Museo del Violino di Cremona che merita una visita per la cura nell’edificazione di quel ponte che tanti popoli avvicina e unisce nel nome della musica e, più in particolare, del violino. Tutte le informazioni su: https://museodelviolino.org/it/. Il Museo è anche sede di concerti ed offre un percorso guidato dedicato ai più piccoli.

Gianni Micheli

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