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Cronaca martedì 28 ottobre 2014 ore 17:45

Falso allarme bomba su aereo, tutti i retroscena

La Procura ha indagato una coppia che dopo la telefonata si è disfatta della sim del cellulare. La scheda telefonica appartiene però a un pakistano



LAMEZIA TERME — Si tinge di giallo l'episodio della telefonata anonima che segnalava una bomba a bordo dell'aereo della Ryanair partito dall'aeroporto di Lamezia Terme e diretto a Bergamo.

In quell'occasione erano partiti due caccia da Grosseto per scortare l'aereo fino all'aeroporto. 

Per la telefonata la Procura di Lamezia Terme ha indagato un uomo di 31 anni, con precedenti penali, e la convivente, 28 anni, residenti in provincia di Brescia. I due hanno riferito di aver fatto uno scherzo ad un amico sul volo ma gli inquirenti ritengono che "la vicenda abbia dei contorni strani che vanno chiariti".

Anche perché una delle sim utilizzata per la telefonata anonima appartiene ad un cittadino pakistano che ne ha acquistate tre in provincia di Brescia, fornendo come documento il suo passaporto, ma allo stato l'uomo non risulta presente nelle banche dati delle forze dell'ordine.

Ma il "giallo" non finisce qui: i due indagati infatti, si sono disfatti delle schede sim e del telefono. Questo particolare fa ritenere che i due hanno piena conoscenza delle tecniche investigative che possono condurre all'identificazione dei titolari delle utenze cellulari

Le persone che hanno ricevuto le telefonate da parte dei due indagati vivono in Toscana e nel Lazio, alcuni dei quali sono senza fissa dimora. I destinatari delle telefonate hanno dato indicazioni agli investigatori per individuare la persona che aveva la disponibilità della scheda sim, residente in provincia di Brescia, nella stessa zona in cui era stata localizzata l'utenza da cui erano partite le telefonate per l'aeroporto di Lamezia Terme. Successivamente sono stati identificati l'uomo e la sua convivente. 

 L'allarme bomba, che ha comportato l'attivazione del dispositivo di sicurezza contro episodi di terrorismo, è costato all'erario oltre 150 mila euro di danni, per i quali i due indagati verranno deferiti anche alla Procura regionale della Corte dei Conti della Calabria.


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