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Cronaca venerdì 12 giugno 2020 ore 11:45

Tartarughe marine morte lungo le coste toscane

Uno dei due esemplari di Caretta caretta ritrovati morti a Livorno (Porto Mediceo)

Quattro gli esemplari morti di Caretta caretta recuperati a inizio mese a Viareggio, a Livorno e all'Argentario. Arpat: "Nessun allarme"



LIVORNO — Tra i 1 e il 4 giugno, hanno fatto sapere da Arpat, sono state recuperate le carcasse di 4 tartarughe marine Caretta caretta, tutte morte presumibilmente da diversi giorni. I recuperi sono avvenuti dopo le segnalazione di cittadini e bagnanti a Viareggio, a Livorno (2) e all'Argentario, lungo la spiaggia della Feniglia.

Gli esemplari recuperati a Livorno, uno presso la banchina della sede dell’Assonautica nel porto mediceo e l’altro sulla spiaggetta sotto la Chiesa di San Jacopo, nonché quello recuperato a Viareggio, sono stati esaminati dalla veterinaria dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale Lazio e Toscana (IZSLT) di Pisa. Mentre quello spiaggiatosi alla Feniglia è stato invece subito smaltito, a causa dell’elevato grado di putrefazione.

"Il referto necroscopico purtroppo non può contenere elementi significativi per capire la causa della morte - hanno tuttavia specificato dall'Agenzia regionale per la tutela ambientale - perché gli esemplari erano tutti in un avanzato stato di decomposizione e gli organi interni non erano quasi più riconoscibili il che fa presupporre una morte avvenuta almeno dieci giorni prima".

I tre esemplari esaminati erano tutti maschi di dimensioni piuttosto grandi, in particolare l’esemplare di Viareggio, il più grosso, pesava 47 kg ed aveva un carapace lungo 74 cm; gli esemplari di Livorno pesavano rispettivamente 45 e 23 kg con una lunghezza di carapace di 72 e 60 cm.

"Su questi esemplari è stata comunque effettuata una necroscopia con esame anatomo-patologico completo - hanno assicurato da Arpat -, con conseguente campionamento di organi e tessuti; tuttavia, dato il pessimo grado di conservazione degli esemplari, sarà possibile eseguire solo analisi di tipo virologico e tossicologico, tutt’ora in corso. Solo per il primo esemplare ritrovato al Porto mediceo di Livorno è possibile presupporre una morte avvenuta forse per annegamento a causa di un trauma o perché rimasto intrappolato nelle reti".

Il secondo esemplare di Livorno era invece molto magro, senza presenza di grasso di accumulo, il che fa pensare ad uno stato di sofferenza che, forse, lo ha portato alla morte.

"Questi dati non devono comunque generare allarme - queste le considerazioni conclusive - perché, se confrontati con l’anno precedente, sono solo leggermente più alti: nei primi sei mesi del 2019 avevamo infatti registrato 14 tartarughe mentre ad oggi ne abbiamo registrate 23. Anche lo scorso anno si era registrato un picco nei mesi tardo primaverili-estivi di maggio-giugno-luglio quindi dovremo aspettare ancora un paio di mesi prima di poter fare dei confronti significativi. Nel mese di giugno 2019 erano stati recuperati 4 individui, continueremo a raccogliere informazioni per monitorare il proseguo di questo mese per questo 2020.

"Sebbene ci troviamo in un momento particolare per l'emergenza Covid-19 - sottolineano ancora da Arpat -, la rete regionale per il recupero di cetacei, tartarughe e pesci cartilaginei, spiaggiati o catturati accidentalmente in Toscana coordinata dalla Regione Toscana con l’Osservatorio Toscano per la Biodiversità (ex OTC) è riuscita a coordinare gli interventi di recupero dopo le segnalazioni arrivate dai cittadini. Ricordiamo che il ruolo dei cittadini è molto importante anche per la segnalazione di eventi di nidificazione di tartaruga lungo le nostre coste, come avvenuto negli ultimi anni, grazie soprattutto all’attività di monitoraggio delle aree di possibile nidificazione da parte di volontari di associazioni private ed ambientaliste".


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