Waldon e Olio in mostra a San Miniato
di Riccardo Ferrucci - mercoledì 17 gennaio 2024 ore 09:02
Waldon e Olio (Alessandro Scardigli e Lorenzo Olivo) in mostra all’Orcio d’oro da sabato 6 ore 18,30 fino al 27 gennaio, dal mercoledì al sabato, ore 18-19,30.
Una mostra prestigiosa per questi due giovanissimi artisti, che dopo i muri delle case, dopo la Street Art, si misurano con uno spazio d’arte, comunque aperto alle nuove energie, quelle che possono portare nuova linfa creativa alle persone, ma anche all’espressione artistica.
Sarà una scommessa per tutti per questo c’è una notevole aspettativa, soprattutto in quelli che sono stati fino ad adesso gli interlocutori di Waldon e Olio, chi gli ha offerto occasioni e soprattutto luoghi dove esprimersi. Dunque, i Vicoli Carbonai, dove i due pittori hanno realizzato un bellissimo intervento nella parte più bassa del camminamento, sotto la chiesa di San Domenico, ma anche Tra i Binari che, più di una volta, si è servito di loro, almeno per il Festival del pensiero popolare e, ultimamente, per le Serrande dello Scioa, tra piazza Buonaparte e piazza XX settembre, naturalmente a San Miniato.
Come dice Andrea Mancini, animatore dell’Orcio d’oro: “Nella pittura di Waldon e Olio, abbiamo riferimenti importanti, al muralismo messicano, ma anche alla grafica underground, ad esempio nell’uso del colore, in quella che è l’assenza o quasi di chiaroscuri, con tagli dell’immagine dentro zone dal cromatismo accentuato. Ci sono poi una serie di elementi che vengono, volenti o nolenti (perché potrebbero non esserci entrati direttamente in contatto), dalla pittura pop, da una certa grafica pubblicitaria, addirittura dalla pittura pre-colombiana e da quella del nord Africa. Tutte cose che possono vivere e convivere dentro il lavoro di questi due pittori ragazzi, che godono ancora della loro purezza creativa. Nel senso almeno che questi grandi murales sono stati realizzati quando erano ancora fuori dalle Accademie e da quella che è la conoscenza dell’arte, della pittura e della scultura. Non si tratta di pittori naif, magari più di una pittura vergine, delle origini, destinata a durare poco, anche perché di sirene che cantano ai marinai ce ne sono molte”.
Si tratta, come sempre, di opere molto colorate, che possono attrarre il pubblico dei curiosi, una pittura ‘popolare’, di facile comprensione, almeno nei suoi significati più semplici, che sono sostanzialmente tra la memoria e la celebrazione. In fondo i celebrati sono tutti più o meno nati in questo quartiere, che adesso ne rammenta le origini. Certo qualcuno non ha completamente gradito l’operazione, dicendo che si interveniva in una zona storica, che avrebbe avuto bisogno di una maggiore salvaguardia e non di interventi poco discussi, ci sarebbe stato semmai da aiutare i privati ad eliminare dal quartiere quelle orrende serrande, che ne deturpano l’immagine. Si tratta di lavori di grandi dimensioni, con personaggi in primo piano, che osservano chi li guarda. Possono ricordare gli affreschi che, anche grandi pittori, lasciavano agli angoli delle strade. Senza alcun timore per il degrado del tempo (anche di quello atmosferico) e delle persone.
Riccardo Ferrucci