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I rincari chiudono un campo di meloni su 5

L’aumento dei costi di produzione fa crollare la coltivazione di melone anche nel Grossetano, la seconda provincia per ettari con 55mila quintali

Addio ad un campo di meloni su 5 in provincia di Grosseto. Colpa dell’aumento dei costi di produzione che fa crollare la coltivazione di melone anche nel Grossetano, la seconda provincia per ettari. Nelle campagne maremmane si coltivano quasi 200 ettari di meloni per una produzione di circa 55mila quintali.

Ma per produrre i meloni gli agricoltori dovranno spendere molto di più, anche fino al 50%, tanto da spingere molte aziende a rinunciare a coltivarli dopo che nell’ultimo anno le superfici destinate erano tornare a crescere. E’ il risultato del perfetto combinato disposto dell’effetto dei rincari e degli scarsi compensi riconosciuti gli agricoltori. 

A denunciarlo è Coldiretti Grosseto che stima una riduzione di almeno il 20% delle superfici coltivate tra serra e campo aperto. “Oggi un’impresa ortoflorovivaistica spende mediamente fino al 67% in più per produrre gli stessi prodotti a causa del costante aumento dei costi dei principali fattori produttivi come sementi, piantine, gasolio, cassette, concimi ma senza ottenere di contro nessun adeguamento per i maggiori costi sostenuti da parte della distribuzione organizzata. Più di un’azienda su dieci ha i conti in rosso, sta lavorando in perdita e rischia la serrata", analizza Fabrizio Filippi, presidente Coldiretti Toscana e delegato confederale.

Nel 2021 le superfici destinate a melone erano tornate a crescere anche in maniera consistente (+61%): “C’è una soglia sotto la quale produrre meloni, e così altri prodotti agricoli, non è sostenibile. E questa soglia è data dai costi di produzione che in queste settimane sono cresciuti in maniera spaventosa", conferma il direttore provinciale, Milena Sanna. "Di fronte a una emergenza senza precedenti serve responsabilità con un patto etico di filiera per garantire un giusto prezzo ai produttori", aggiunge.