Attualità

La Maremma degli antichi mestieri da tutelare

Nella provincia di Grosseto le botteghe artigiane, dal 2008 al 2015, sono aumentate ma devono fare i conti con un mercato in via di estinzione

Il destino delle piccole botteghe artigiane, quegli antichi mestieri che hanno fatto la storia anche in Maremma, resiste anche se deve fare i conti con un mercato di nicchia e tradizioni da conservare. 

Nella provincia di Grosseto la categoria più rappresentativa è quella che riguarda gli artigiani che si occupano del restauro dei mobili: in Maremma, a fine 2015, ne risultano 65 contro i 34 del 2008. Il numero, in questo caso, risulta quasi raddoppiato. Un po' meno consistente invece la categoria dei falegnami: sono 59 contro i 47 di sette anni fa. Quasi identica la situazione dei tappezzieri: sono 57, contro i 38 registrati nel 2008. I calzolai, invece, sette anni fa erano 12 mentre adesso la categoria conta 26 lavoratori in attività. In Maremma ci sono anche gli artigiani che riparano orologi: 24 a fine 2015, erano 22 nel 2008. E i sarti che confezionano abiti su misura sono 22, mentre sette anni fa erano 15. Numeri a due cifre anche per i ceramisti (cresciuti da 11 a 17), i corniciai (da13 a 16) e i marmisti (da 6 a 11). In provincia di Grosseto c'è pure chi si guadagna da vivere facendo l'arrotino: 5 erano nel 2008 e 5 sono rimasti; come i liutai: ce ne sono due in attività oggi come sette anni fa. La novità si registra nella categoria degli armaioli che conta un solo rappresentante che ha aperto la propria bottega negli ultimi anni. 

“E' vero, negli ultimi sette anni in Maremma si registra una lieve crescita degli artigiani che esercitano antichi mestieri – dice Mauro Ciani, segretario generale di Confartigianato Imprese Grosseto – ma si tratta di numeri esigui, troppo piccoli per scongiurare il timore che queste attività possano scomparire".

Le piccole botteghe resistono insomma, ma rappresentano comunque una nicchia di dimensioni microscopiche.