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A breve la sentenza, Schettino piange

L'ex comandante, unico imputato nel processo per il naufragio, ha rilasciato una dichiarazione spontanea. I magistrati ora in camera di consiglio

"Non è vero che non ho chiesto scusa, ma il dolore non va esibito per strumentalizzarlo - ha detto Schettino - Quello che non è stato detto è che quel 13 gennaio sono morto in parte anche io, dal 16 gennaio la mia testa è stata offerta con la convinzione errata di salvare interessi economici. Ho ascoltato frasi lesive della dignità umana per avvalorare la tesi di un uomo da condannare in linea con le logiche utilitaristiche che ormai a tutti sono chiare. Per tre anni sono stato in un tritacarne mediatico - ha proseguito singhiozzando l'ex comandante - Rende difficile definire vita quello che sto vivendo, anche il mio isolamento processuale, tutto è stato distorto. Potrei fare diversi riferimenti, uno per esempio: ieri mi sono allontanato dall'aula per fare un'iniezione di antibiotico - racconta - e la prima agenzia italiana diceva che mi sono allontanato dall'aula per un gesto di stizza. Dopo questo incidente sono cambiate le normative a livello internazionale. Due computer Napa devono essere installati sulla plancia di comando, significa che questa cosa, come dicevo io, un valore ce l'aveva -  ha continuato  Francesco Schettino - Anche agli ufficiali deve essere fatto un percorso formativo più approfondito come suggerivo io".

Poi è scoppiato in lacrime: "non volevo questo" ha detto interrompendo il suo intervento spontaneo.  I magistrati si sono riuniti poi in aula di consiglio per la sentenza.