Cronaca

Concordia, "In alto i calici e poi lo schianto"

Prosegue il processo sul naufragio della nave con le deposizioni dei testimoni. Racconti di quei momenti terribili che sono sembrati infiniti

"Eravamo a cena e stavamo per brindare. Qualcuno disse: in alto i calici!, e subito sentimmo una forte vibrazione, tutto sussultò, ci trovammo dallo stare seduti a ritrovarsi in piedi, e con la nave che cominciò subito ad inclinarsi". Questa una parte del racconto di Emilia Rosi che si trovava sulla Costa Concordia la sera del tragico evento.

"Non sapevamo cosa fare, c'era personale della nave che
pregava e piangeva, soprattutto i filippini - ha aggiunto la
passeggera, che era in crociera coi familiari
- Non ci facevano
entrare sulla nostra scialuppa. Quando riuscimmo a salirci c'era più gente della capienza prevista - ha continuato - e a un certo punto rimase incastrata mentre la calavano a mare, tanto che rischiò di capovolgersi contutti noi sopra".
All'udienza di oggi ha testimoniato anche il marito della
passeggera, Salvatore Corrado Selvaggio, dicendo che nella sua
famiglia è rimasto un grande senso di colpa per non aver aiutato
gli altri naufraghi
. Un aspetto psicologico che va a pesare
nella partita della richiesta di risarcimento all'imputato
Francesco Schettino - anche oggi assente - e alla compagnia
Costa Crociere, responsabile civile.
I momenti drammatici del naufragio e della fortunosa
evacuazione dalla nave sono stati riferiti anche dal figlio
della coppia, Iuri: "C'era panico, anche da parte di chi
manovrava la scialuppa, che era incapace di mantenere la calma e
la mandava a zig-zag andando a sbattere da uno scoglio a un
altro,
prima di entrare nel porto dell'isola del Giglio"