Attualità

Il giallo delle Pieve di San Nicola fa discutere

Firmato un documento da parte di esponenti del mondo della cultura per esprimere tutto lo sconcerto e la contrarietà all'intervento

Pieve di San Nicola

Esponenti della cultura e professionisti si sono espressi circa il restauro della pieve di San Nicola a Capalbio.

Il loro pensiero è stato trasmesso tramite un documento firmato dove si dichiara lo sconcerto per la chiesa che è stata dipinta di colore giallo senape che si nota tra i tetti.

 «Quella facciata dipinta di giallo senape - così dicono i firmatari - ha cancellato completamente sulla facciata la decorazione a graffito del XVII secolo, questo su una chiesa tutelata dalla normativa vigente sui Beni Culturali, tanto che l'intervento, finanziato dall'8 x mille alla Chiesa, è stato autorizzato dalla competente Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Siena a ottobre 2018 dalla ex soprintendente, prima che fosse sospesa dall'incarico, e in teoria seguito dal funzionario competente di zona. Noi protestiamo contro un cosiddetto restauro che appare davvero sbrigativo, poco accurato, non preceduto da un esame tecnico-scientifico e storico adeguato e ci ripromettiamo di rimettere in discussione nelle sedi competenti un'operazione che di fatto ha alterato la pieve e il suo campanile sfigurando anche il paesaggio del borgo medioevale di Capalbio». 

Nei prossimi giorni - spiega Emiliani, presidente Comitato per la Bellezza- «chiederemo l'accesso agli atti della Soprintendenza di Siena».

L'architetto Andrea Butelli così spiega il lavoro: «le opere sono state realizzate a regola d'arte, in esecuzione del progetto di restauro regolarmente approvato e autorizzato, redatto in coordinamento e nel rispetto delle prescrizioni dettate dalla Soprintendenza. La scelta del materiale dell'intonaco e della finitura impiegate (malta secca a base di calce idraulica naturale, polvere di marmo e sabbie calcaree) e del colore, è stata basata sui risultati delle analisi chimico-fisiche condotte sugli intonaci originari delle facciate che includevano estesi lacerti di intonaco incoerente a base cementizia e diffuse stratificazioni cromatiche differenti. Lo stesso approccio ha guidato la scelta del colore».